L'ESPERIENZA "PEER 2.0"
E se a parlare di cyberbullismo e dell'uso dei social ai ragazzini delle medie fossero altri ragazzi/e con qualche anno in più di loro?
A partire da questa domanda, all'interno del CSF ENGIM Artigianelli, che da anni è attento a queste tematiche, è nato il progetto Peer 2.0. Scopo del progetto è stato quello di scommettere sulla peer education, per creare un team di studenti che si prendessero la responsabilità di condurre dei laboratori rivolti a ragazzi delle scuole medie sull'uso consapevole delle nuove tecnologie.
La prima fase del percorso è iniziata a marzo 2017: si è costituito un gruppo (extrascolastico e a libera adesione) di una decina di ragazzi e due formatori che ha approfondito queste tematiche, avvalendosi anche del supporto di consulenti esterni, quali il Nucleo di prossimita della Polizia Municipale di Torino e Save the Children.
Dice Madalina: "Ho scelto di partecipare perchè alle medie ho vissuto in prima persona situazioni di bullismo".
Dice Simone M.: "La prima fase è stata la più pallosa perchè bisognava capire dei concetti molto complicati, comprese le leggi".
La seconda fase è stata realizzata grazie al contributo della Fondazione CRT che ha creduto nel progetto e lo ha finanziato, permettendo anche l'acquisto di tablet e materiali di promozione. Da settembre 2017 si è lavorato all'ideazione e alla progettazione di due laboratori che avessero come oggetto l'uso dei social da parte dei giovani e il cyberbullismo.
Dice Simone M.: "La seconda parte mi ha preso perchè, oltre a lavorare per costruire il progetto, ci si divertiva molto".
Dice Simone L.: "Per me è stata una cosa nuova perchè non avevo mai lavorato in un gruppo per un tempo così prolungato per raggiungere un obiettivo specifico."
Nei mesi di novembre e dicembre 2017 questi laboratori sono stati realizzati in sei classi seconde medie di Torino e Venaria da un gruppo di cinque studenti dell'ENGIM, accompagnati da due formatori, che hanno svolto il ruolo di tutor.
Dice Dominik: "Vivere questa espereinza in prima persona mi ha fatto crescere".
Dice Simone M.: "Mi è servito per imparare a parlare davanti a tante persone ed è stata una gran soddisfazione vedere che alla fine i ragazzini erano presi bene".
Dice Madalina: "Siamo riusciti a coinvolgerli, a farli ragionare e avrebbero voluto fare altri incontri".
Dice Simone L.: "Mi è servito moltissimo a sbloccare la mia timidezza. Con gli insegnanti si è creato un rapporto di maggiore confidenza".
La scommessa del progetto è stata quella di utilizzare la metodologia peer e di coinvolgere e responsabilizzare i nostri studenti/esse sia nella preparazione dei materiali e delle attività che nella conduzione dei laboratori nelle classi. Nel gruppo di lavoro i ruoli e le dinamiche sono state diverse rispetto a quelle vissute in classe: i formatori si sono posti come facilitatori e interlocutori, mentre i ragazzi/e hanno dovuto assumersi maggiori responsabilità nei processi decisionali e organizzativi, dovendo rispettare compiti e scadenze. Tale approccio ha comportato ovviamente tempi di lavoro e organizzazione più lunghi.
Ogni laboratorio era così struttutato: un gioco iniziale, una fase di ragionamentoe confronto stimolato e condotto dai peer e la richiesta ai ragazzini di proporre dei "consigli" da dare a se stessi, a loro coetanei, ai genitori e agli insegnanti su queste tematiche.
Durante i laboratori gli studenti delle classi medie si sono dimostrati molto interessati e partecipi. Ecco alcuni dei loro consigli:
"Se sei con amici, lascia stare il telefono o usalo solo per cose importanti" "Datti dei limiti tu, perchè i genitori non ti possono controllare sempre" "Che senso ha avere tanti like se non hai amici veri?"
"Se combini un casino online, chiedi aiuto a un adulto prima che la cosa degeneri" "Pensa con la tua testa e non seguire la massa se non sei d'accordo con uno scherzo" "Genitori, parlate con i figli e interessatevi a loro, per aumentare la loro autostima" "Prof., state attenti a cosa succede in classe e parlate con gli studenti"
La metodologia peer, soprattutto su queste tematiche, si è dimostrata vincente ed è stata decisamente apprezzata dai ragazzini:
"E' stato bello instaurare un rapporto allo stesso livello con ragazzi/e più grandi" "Ci hanno coinvolto più degli insegnanti"
"Con dei ragazzi giovani ci siamo aperti di più senza vergognarci"
"Ci hanno detto cose che non sapevamo e ci hanno dato consigli utiili"
In conclusione possiamo dire, insieme ai nostri ragazzi, che questo percorso è stato impegnativo, ma come dice Simone L.: Ne è valsa decisamente la pena!"
Ora stiamo realizzando un video che racconti questa esperienza, così da farla conoscere e diffondere.
Paola Carrari Massimo Bonaglia
CSF ENGIM Artigianelli Torino